Alessandro Busci
fuoco su napoli
5 novembre_20 dicembre 2014
La pittura di Alessandro Busci si manifesta dopo una gravidanza di luce. Il Vesuvio che dipinge sigilla la promessa mantenuta che irrompe dinanzi agli occhi dopo una lunga attesa. La meravigliosa sequenza di vulcani eruttivi che l’artista milanese allinea come una solenne ossessione il cui ripetersi è gradito, racconta di molti Vesuvi che rimandano all’essenza di un primigenio cratere del mondo. La perfetta riconoscibilità del monte napoletano canta nell’aria cromatismi di fuoco. Le opere di Busci non si classificano come molteplici inquadrature di uno stesso oggetto, piuttosto, la sua mano felicissima tratta le facce dello storico sterminatore come declinazioni di un unico pensiero. E’ l’idea platonica dell’energia ad imporsi allo stupore dello sguardo. La pittura di Busci fa del Vesuvio un rituale in cui si celebra l’atto di donare al mondo, l’atto di esplodere, l’atto di lanciare energia: l’eruzione come parto. Nascita della luce, nascita della potenza, nascita dell’arte a lungo covata in segreto. E’ questa la confessione vulcanica dell’artista che prende forma come una creatura nata da un secretum, originata appunto da un secernere, da una festosa liturgia che inventa la strada d’uscita tra il dentro e il fuori.
La magia delle opere di Busci non è certo solo tematica. La sua pittura compie il prodigio della sospensione temporale e stilistica.
Il Settecento delle gouaches rasserenanti gioca un mirabile corto circuito di fantastico ipermodernismo, in cui i secoli e le forme si inchinano al potere divino della natura. La terra lavora ininterrottamente tra le ombre del proprio utero e Busci innalza un magnificat al senso della luce, del getto, del colore lanciato, al mistero della vaporizzazione, all’erompere, all’eversione fortissima che compie un’epifania di rossi, di coaguli, di marroni vivissimi e flussi travolgenti. Una pittura che esula dal manierismo della distruttività e della sciagura, per inventare una naturale, misterica danza primordiale dell’armonia.
Ruggero Cappuccio
Galleria
Galleria Opere
Rassegna stampa
Mercoledì 5 novembre, la stagione espositiva della galleria Al Blu di Prussia prosegue con l’inaugurazione della mostra “Fuoco su Napoli”, personale di Alessandro Busci che, in collaborazione con la galleria Antonia Jannone di Milano, torna a Napoli per la sua seconda mostra con una ciclo di opere inedite del 2014 realizzate tutte per questo progetto.
In esposizione, 47 opere (tutti smalti su acciaio cor-ten, dal piccolo al grande formato) ispirate al romanzo di Ruggero Cappuccio “Fuoco su Napoli” (Premio Napoli 2011) da cui anche il titolo della mostra. Lo stesso Cappuccio, scrittore e drammaturgo, firma il testo a presentazione della rassegna.
I dipinti di Busci trasformano in immagine la visione onirica e drammatica della città così come la vede la protagonista del romanzo mentre si allontana da Napoli. Frutto degli effetti e dell’influenza che la letteratura può avere sulla creatività di un artista, il profilo del vulcano napoletano – di grande attualità nelle gouache che i viaggiatori europei dedicavano ai folgoranti paesaggi napoletani ai tempi del Grand Tour – torna in auge nelle rappresentazioni d’arte contemporanee dopo la finestra aperta sul tema Vesuvio dal pop artist americano Andy Warhol. Protagonista quasi assoluto, quindi, il Vesuvio in eruzione che compare come presenza incombente e misteriosa anche nel ciclo di dipinti dedicato a Casteldell’Ovo.
Architetto e pittore, milanese classe 1971, Alessandro Busci vive e lavora a Milano dove, dal prossimo 13 novembre, sarà protagonista – alla Triennale di Milano – della personale “In alto Milano” dedicata alla crescita architettonica verticale che la città lombarda ha conosciuto dal dopoguerra a oggi.
La sua ricerca pittorica si caratterizza per una costante sperimentazione di tecniche e supporti non convenzionali – smalti e acidi su acciaio, ferro, rame e alluminio – che indagano le potenzialità dello scambio fra le tradizioni iconografiche occidentali e orientali.