Cesare Accetta
9 febbraio_6 aprile 2024
Da venerdì 9 febbraio 2024, la stagione espositiva della galleria Al Blu di Prussia (via Gaetano Filangieri, 42 – Napoli) – lo spazio multidisciplinare di Giuseppe Mannajuolo e Mario Pellegrino – prosegue con “DRAMA”, la personale del fotografo Cesare Accetta che torna a esporre in città dopo otto anni. A cura di Maria Savarese, la mostra aggiunge un nuovo tassello a quella narrazione della fotografia attraverso l’opera di grandi autori contemporanei che la Fondazione Mannajuolo ha avviato con le rassegne dedicate a Giovanni Gastel, Francesca Woodman, Guy Bourdin, Gian Paolo Barbieri, Alfa Castaldi.
“DRAMA” è un progetto fotografico inedito site specific per gli spazi de Al Blu di Prussia, ideato e realizzato in collaborazione con Alessandra D’Elia.
Quattro grandi fotografie a colori, eseguite in esterno, sono allestite nello spazio d’accesso della galleria ed introducono a quello successivo dove si stagliano quindici ritratti in bianco nero, realizzati in studio, insieme ad un video proiettato nella parete di fondo che fa da contraltare ad un altro in sala cinema.
Entrambi i cicli dei lavori risalgono a qualche anno fa, consuetudine questa non nuova per l’autore, ovvero iniziare un progetto anche molto tempo prima di essere realizzato, ritornando poi su quelle fotografie che, sviluppate anni dopo, diventano quasi portatrici di altri significati. Le prime, sono state eseguite nel 2020 durante una residenza a Punta della Campanella, vicino Massa Lubrense, in Costiera Sorrentina; le altre, invece, cominciate e terminate fra il 2018 ed il 2023.
CESARE ACCETTA
DRAMA
Il nero è stato ed è il mio momento di ricerca privilegiato e continua ad essere presente nella mia ricerca; il teatro, inteso come scatola nera, è come la camera oscura. Tutto con la luce deve e può succedere. Quello che si vede e quello che si intravede, ma anche «quel che non si vede»,come diceva Antonio Neiwiller”.
Cesare Accetta, dicembre 2023
La Fondazione Mannajuolo, dopo le mostre dedicate a Giovanni Gastel, Francesca Woodman, Guy Bourdin, Gian Paolo Barbieri, Alfa Castaldi, prosegue questa narrazione della fotografia attraverso l’opera di grandi autori contemporanei con la personale di Cesare Accetta, il quale torna ad esporre dopo otto anni nella sua città.
Il primo approccio di Accetta alla fotografia risale agli anni Settanta, intrecciando da subito la sperimentazione personale con il teatro di ricerca come fotografo di scena dei principali gruppi e teatri d’avanguardia napoletani e italiani: il Teatro Instabile di Napoli, Falso Movimento di Mario Martone, il Teatro dei Mutamenti di Antonio Neiwiller, il Teatro Studio di Caserta di Toni Servillo, Il Teatro Galleria Toledo di Laura Angiulli, Club Teatro di Remondi e Caporossi. Dalla fine degli anni Ottanta il suo interesse si estende anche al cinema, partecipando come fotografo di scena nel 1992 al film Morte di un matematico napoletano e nel 1995 a L’amore molesto, entrambi di Mario Martone. Successivamente la sua attività professionale si è articolata ulteriormente, iniziando ad occuparsi anche di direzione della fotografia in ambito cinematografico e video, nonchè di progettazione e realizzazione del disegno delle luci di spettacoli teatrali, attività quest’ultima che lo ha portato alla recente vittoria del Premio UBU 2023 come light designer per La Cupa di Mimmo Borrelli.
Cesare Accetta ha esposto negli anni il suo lavoro in diverse gallerie e musei italiani. Vanno ricordate alcune importanti mostre, come 03 – 010 nel 2010 al Museo di Capodimonte di Napoli; Dietro gli occhi nel 2012 al PAN| Palazzo delle arti Napoli, in cui ha raccontato vent’anni di teatro di ricerca napoletano dal 1976, attraverso fotografie per lo più inedite tratte dal suo prezioso archivio di teatro; In luce nel 2016 al Museo Madre di Napoli, opera acquisita nella collezione permanente.
DRAMA è un inedito progetto fotografico pensato per gli spazi de Al Blu di Prussia, ideato e realizzato in collaborazione con Alessandra D’Elia, coinvolta come in altri precedenti progetti nell’editing e nella regia.
Quattro grandi fotografie a colori, eseguite in esterno, sono allestite nello spazio d’accesso della galleria ed introducono a quello successivo dove si stagliano quindici ritratti in bianco nero, realizzati in studio, insieme ad un video proiettato nella parete di fondo che fa da contraltare ad un altro in sala cinema.
Entrambi i cicli dei lavori risalgono a qualche anno fa, consuetudine questa non nuova per l’autore, ovvero iniziare un progetto anche molto tempo prima di essere realizzato, ritornando poi su quelle fotografie che, sviluppate anni dopo, diventano quasi portatrici di altri significati. Le prime, sono state eseguite nel 2020 durante una residenza a Punta della Campanella, vicino Massa Lubrense, in Costiera Sorrentina; le altre, invece, cominciate e terminate fra il 2018 ed il 2023.
In questa mostra ritornano tutte le coordinate e le costanti del lavoro di Cesare: il nero, la luce, il corpo, il colore, il tempo, la ricerca della costruzione di un’idea incarnata sempre nella figura femminile, in un’impostazione creativa dove la finzione, ed il soffermarsi innanzitutto sul dato emozionale che essa genera, conferma quanto determinante sia per lui il rapporto con la dimensione drammatica del teatro e del cinema.
DRAMA può essere considerato come un ulteriore capitolo di un catalogo iniziato con In luce otto anni fa e dedicato all’umano nell’infinita varietà dei tratti e degli atteggiamenti, dove ancora una volta è la relazione dell’autore con la luce, e quindi con la visione, l’unica direttrice dell’applicazione dedicata all’oggetto, ovvero il corpo, esposto o meno ad essa. Come nel progetto precedente è il volto il luogo offerto all’azione, in particolare nelle fotografie in bianco nero, in cui i diversi visi femminili emergono nitidamente dal fondo nero grazie al fascio luminoso che li illumina in modo diverso per ognuno di loro, ma che in tutti si focalizza e si ferma nelle pupille degli occhi.
Nelle altre fotografie a colori i movimenti del corpo fanno da contrappunto ai volti che, invece, sotto l’effetto della luce sembrano dissolversi completamente nella natura circostante.
L’impatto emozionale ed emotivo di questo lavoro è estremamente intenso ed amplificato, anche grazie all’alternanza fra immagine fissa e quella impercettibilmente in movimento dei video, secondo un metodo di costruzione spazio – temporale che gli deriva dal cinema e dal teatro, e che lui applica alla fotografia.
Maria Savarese